La mancanza di felicità è il frutto
dello scontro tra le nostre pulsioni naturali (tipo mandare a fanculo
tutti) e le esigenze della civiltà (tipo sorridi e fai l'ipocrita
altrimenti so' cazzi). Ci sono diverse tecniche per avvicinarsi alla
felicità. Una di queste è l'azione pura. Dice lo Zen:
“Così come il pesce nuota nell'acqua senza curarsi dell'acqua,
quando è tempo di vestirti, indossa i tuoi abiti e quando devi
sederti, siediti e basta!”. Godere del piacere di fare le cose
mentre si fanno. Diventare testimoni di se stessi. Non ti piace il
lavoro? Bene, osserva te stesso mentre lavori, ma non lamentarti e
non dire che vuoi cambiare. Il puro osservatore che è in te prenderà
il sopravvento e la tua coscienza scoprirà un luogo interiore
energico e silenzioso. Vabbe', mi sono detta. Proviamoci.
Mi chiama il caposervizio. Dice: «Scuola
vandalizzata. Ci serve un video per il sito. Pensaci tu».
Sì, perché forse non vi ho detto che oltre a
scrivere pezzi, giro e monto i servizi video per il sito web del
quotidiano. In pratica, è tutto incluso nel pacchetto “sfruttamento
di base”.
«Chi c'è sul posto?», chiedo.
«Ho mandato Licia. Comportati bene con lei».
Licia. In redazione dicono che è perfetta per fare
le telepromozioni di carta igienica. Si fa trovare davanti l'ingresso
della scuola.
«Di cosa devo parlare?», cinguetta, quando mi
vede.
Sorrido. «Di quello che è successo».
Osserva te stessa, mi dico. Osserva te stessa e non
badare a questa deficiente.
Licia intanto continua a parlare. «Senti, io al
primo piano non ci salgo. Ci sono le polveri ed è pericoloso».
Traduzione: tutto distrutto, il che significa
sbriciolamento dei materiali e dunque polveri nocive alla salute. Va
bene. Non è un problema. Al primo piano ci vado io. Faccio le
riprese e poi torno giù. Iniziamo a girare. Suggerisco a Licia di
descrivere quello che vede.
«D'accordo. Posso cominciare?»
«Sì, vai!»
«Allora, la scuola è divelta, i cancelli sono
divelti, gli armadietti sono divelti, le pareti sono divelte, i
cartelloni sono divelti, i banchi sono divelti...»
E pure i miei coglioni, vorrei aggiungere.
Poi Licia si blocca: «Non è che conosci un
sinonimo di divelto?»
Ecco le mie farneticazioni deliranti. Ma come faccio
ad essere spettatrice di me stessa quando ho una deficiente davanti?
Fanculo. Fanculo a Licia e al mio caposervizio. Fanculo al quotidiano
per il quale lavoro, uno dei più importanti. A volte, vorrei dire ai
lettori: “Ehi, guardate che vi prendono in giro. Lo fanno tutti i
giorni, e voi ci cascate. Sempre”. Ma tanto non servirebbe a
niente. Alla gente piace essere presa in giro. E allora fanculo pure
alla gente. E fanculo allo Zen e alle tecniche di rilassamento. Ma
soprattutto fanculo a te, Valentina, che non hai il coraggio di
ribellarti.
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