domenica 19 maggio 2013

Umanità: una missione fallita



Scrivere. Imprigionare tra le pagine il demone e sconfiggere la propria ossessione. Ma un demone che si rispetti deve avere un nome. E per trovarlo, è necessario sprofondare nei meandri dell'anima e tirarlo fuori. Ora, ammesso che il demone sia uno solo, io un nome ce l'ho: angoscia. Ma c'è un altro demone che mi accompagna: delusione.

Delusione verso il genere umano. Non ho stima né rispetto dei miei simili. Qualcosa è andato perduto per sempre. Fierezza, dignità, coraggio, libertà, lealtà, fedeltà. Sono cose che non appartengono più agli uomini. L'umanità è sconfitta. Alla deriva. E non mi bastano le lotte sociali e tutte le sceneggiate per farmi ricredere. Quello di cui abbiamo bisogno è una battaglia spirituale. Scoprire il guerriero che è in noi, e ripristinare i valori e i principi su cui fissare la propria anima. Dovrebbe essere questa, ora, la nostra missione.

L'ho detto in un bar, l'altro giorno. Ero con amici. La risposta non si è fatta attendere: «Guardate che culo!», ha esclamato un mio amico, agitando il cellulare. In pratica il guerriero che è in lui ha trovato su facebook il profilo di una tizia che posta le foto del suo culo.

Il punto è proprio questo: siamo una generazione di culi che parlano. Come fai a condurre una battaglia spirituale quando mancano i guerrieri? Parafrasando una delle tante frasi del romanzo Fight Club dello scrittore statunitense Chuck Palahniuk, noi non abbiamo scopi né obiettivi. Non abbiamo neppure una guerra da combattere. Abbiamo soltanto uno smartphone e una grande depressione che è la nostra esistenza priva di qualsiasi senso. D'altra parte, siamo cresciuti con i nostri padri che avevano già fatto tutto quando noi eravamo troppo piccoli per agire. A noi è rimasta la televisione che ci ha bombardato di immagini e di un mucchio di stronzate.

Ma voglio restare sul tema “Generazione di Culi” e, pensando al mio amico che agita il cellulare, mi piacerebbe adesso avere una platea di uomini e donne, riunirli al mio cospetto e rivolgermi a loro.

Agli uomini direi: «Ascoltatemi balordi: lo so che se vi tolgono youporn scendete in piazza a protestare. So anche che può essere eccitante. Ma adesso avete toccato il fondo. C'è un tempo per ogni cosa. E, soprattutto, un culo è un culo. Potete fotografarlo da tutte le angolazioni che preferite, addobbarlo come meglio credete, ma resta un culo che ogni mattina partorisce una sostanza che si chiama merda. In pratica, voi mettete mi piace ad un produttore di letame. Lo trovare davvero così eccitante? Materia organica che non siete altro, dovete diventare consapevoli del fatto che avete smarrito la vostra essenza di uomini. Non siete nati uomini per sbavare dietro ad una tipa che pubblica foto sexy. Ficcatevelo in testa prima di decomporvi e diventare anche voi letame».

Alle donne che ogni giorno contribuiscono ad incrementare il mercato delle vacche e delle puttane, direi: «Portatrici sane di deficienza umana, sono sicura che dentro di voi, nella vostra cavità vuota, siete consapevoli del fatto che la vostra unica funzione in questa società è quella di far fare una sega agli uomini che vi seguono. Quindi, in sintesi, siete del tutto inutili. Ma se vi fa sentire vive, pubblicate pure le vostre foto del cazzo, sapendo però che la sola ragione per la quale un uomo si sofferma a parlare con voi è che mostrate loro una mercanzia di cui, in realtà, siamo tutte dotate. Niente di esclusivo, quindi. La sola cosa che vi rende uniche è la merda che infesta il vostro cervello. Ma questo lo sapete già, altrimenti vi sareste dedicate ad un altro hobby».

In tutta franchezza, fosse per me, ripristinerei le dure leggi di Sparta. Bisogna condurre una battaglia spirituale, è vero, ma per farlo si deve eliminare il marcio. Il rischio sarebbe solo uno: l'estinzione della razza umana. Ma considerati i risultati, non sarebbe una gran perdita.