Dire la verità, tutta la
verità, nient'altro che la verità. Stavo pensando che noi italiani
non siamo stati progettati per questo. No. Noi italiani siamo un mix
geniale di ipocrisia e buonismo. Fingersi buoni, seguire il gregge,
crogiolarsi nel politicamente corretto e usare solo parole che
possano strappare consensi e applausi. Ecco la nostra arte. Perché
ciò che conta è essere accettati. Da chiunque. Dalla massa. Dalla
società. Dal vicino. Dal fruttivendolo. Dal benzinaio. Perché così
è più facile. E si ottengono un mucchio di cose. Ovviamente per me non
è facile per niente vivere in una società dominata dall'ipocrisia.
Ammetto che anch'io ho provato a recitare, ma non ho ottenuto alcun
consenso. Semmai tanta angoscia e colon irritabile.
L'ipocrisia regna
dovunque e cammina a braccetto con la stupidità grottesca
dell'essere umano.
Settimana scorsa mi è capitato un episodio
interessante riguardo la stupidità. Stavo camminando per strada e mi sono
imbattuta in una folla variopinta di donne ferme davanti a Kiko,
negozio di cosmetici. Incuriosita, mi sono avvicinata ad una ragazza
e le ho chiesto informazioni.
«Siamo qui perché
regalano uno smalto!».
«Uno smalto?!»
«Sì, devi andare nella
pagina facebook, dare il consenso all'applicazione di accedere al tuo
profilo, cliccare su "mi piace" e poi su "partecipa
ora". Poi devi rispondere ad alcune domande, scrivere nome,
cognome e data di nascita, stampare il coupon e presentarlo in uno
dei negozi!»
«Tutto questo per uno smalto?», ho
esclamato.
«Sì, è un'iniziativa
stupenda!», ha risposto la ragazza, felice.
Ecco, se riuscissimo a
mettere questo entusiasmo anche in altre cose, tipo rivendicare i
nostri diritti e bla, bla, bla... ma no, per carità. Poi mi accusano
di essere noiosa, quindi mi fermo qui. Tenetevi i vostri smalti.
Ieri pomeriggio, invece,
ho parcheggiato l'auto e ho incontrato il mio vicino di casa. Anche
lui ha parcheggiato la macchina e si è intrattenuto con il
parcheggiatore abusivo, assumendo l'atteggiamento di un amico
affettuoso.
«Come mai tutta questa
gentilezza?», gli ho chiesto.
«Perché così mi guarda
la macchina ed io sto più tranquillo. E poi ho il posto assicurato».
Inutile dire che lui
"ufficialmente" mira al contrasto all'illegalità diffusa.
Dunque. Dire la verità.
In questo momento non saprei proprio da che parte cominciare.
Davvero. Forse potrei cominciare dicendo che tutti gli esseri
esistenti al mondo sono genuini e sinceri perché si mostrano per
quello che sono, senza artifici. Tutti, tranne l'uomo che concepisce
la vita sociale come una commedia recitata. Lo spettacolo
dell'umanità continua senza sosta. L'ingresso è libero. E gli
stupidi stanno in prima fila. Sempre. In un contesto del
genere, dire ciò che si pensa è controproducente. Qualcuno mi
suggerisce che è meglio essere sinceri con se stessi piuttosto che
con la società, battaglia persa sin dall'inizio. E allora mi
domando: ma almeno con se stessi si può essere perfettamente sinceri
e non temere tutta la verità?